Così come molte parole napoletane, anche “pezzotto” non trova equivalenti nella lingua italiana.
È una parola molto versatile e si adatta a molti contesti diversi.
A Napoli si dice che una cosa è pezzotta o appezzottata per indicare un oggetto falso o contraffatto.
Si va dall’imitazione di una borsa griffata, un vestito o addirittura il tagliando dell’assicurazione.
Parole come “falso”, “contraffatto”, “fasullo”, non rendono al meglio l’idea.
Il “pezzotto” infatti è di più della mera falsificazione.
Oggi, ad esempio, viene definito “pezzotto” anche qualcosa che non ha un grande valore economico, oppure qualcosa di rotto o difettato.
O ancora qualcosa che non è stata fatta a rigore d’arte, in maniera arrangiata o, come si dice a napoli alla “sonfrasò“, in maniera superficiale.
Ma qual è l’origine?
Un’ipotesi è che i “pezzotti” venivano chiamati, volgarmente, i pezzi di tessuto che venivano aggiunti ai vestiti e alle stoffe per non far notare difetti e rotture.
Un significato che si avvicina molto a quello attuale.
Altra ipotesi è che negli anni ’50 e ’60 le auto erano dotate di un numero di matricola o di telaio posto sotto al cofano dell’auto.
Quando i ladri volevano utilizzare un auto rubata dovevano sostituire manualmente quel numero.
Quindi il pezzo dove era marchiato il numero di telaio veniva rimosso e sostituito da un altro pezzo, il pezzotto.
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